...il coraggio di essere liberi

26 maggio 2008

MUTUI: DI PIETRO, UN'ALTRA BUFALA DEL GOVERNO

(ANSA) - ROMA, 23 MAG - 'Per i mutui a tasso variabile ancora una bufala del governo'. A sostenerlo e' Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori.' Quello che Tremonti cerca di vendere come una sua conquista - prosegue Di Pietro - non e' altro che uno specchietto per le allodole. Stiano attenti i cittadini. L'importo di ogni rata puo' anche calare come era nel 2006, ma il loro numero poi aumentera' e su quelle aggiuntive incideranno nuovi interessi. Insomma, una falsa illusione che rischia di gravare sulle spalle di tanti cittadini alle prese con una rata per pagarsi la casa che hanno acquistato'. 'Perche' Tremonti non ha insistito con i banchieri per applicare le norme, gia' in vigore, che prevedono la portabilita' dei mutui a costo zero ed aprire quindi una sana competizione tra gli istituti di credito? E' cosi' - conclude il leader dell'Italia dei Valori - che il cittadino sarebbe veramente libero di scegliersi la banca che applica tassi piu' convenienti e trovare un reale risparmio'.

15 maggio 2008

Caso Schifani

Chi avesse visto l'intervista a Marco Travaglio nella trasmissione "Che tempo che fa" si sarà reso conto che si vuole mettere un bavaglio a chi si permette di rivelare informazioni scomode sui politici e pertanto abbiamo pensato fosse utile inviare, in modo individuale, la e-mail seguente.
Non sortirà un grande effetto ma sicuramente farà comprendere che ci sono cittadini che non sono disposti ad accettare che si possano porre limiti all'informazione.

<schifani_r@posta.senato.it>
Ogg: Richiesta conferma o smentita fatti

Al Presidente del Senato Renato Schifani

Il sottoscritto cittadino elettore Le chiede se corrisponda a verità quanto affermato da Marco Travaglio nel libro: “Se li conosci li eviti” e cioè:
1)che Lei sia o sia stato socio della Società Siculabrokers unitamente a Nino Mandalà e Benny D'Agostino
2)che Lei sia stato Consulente del Comune di Villabate come esperto del Sindaco in materia Urbanistica
Qualora lo ritenga utile od opportuno, potrà aggiungere sue eventuali valutazioni.
In assenza di Sua risposta entro 10 giorni da oggi, riterrò il suo silenzio come conferma dei fatti soprariportati e trarrò le mie valutazioni
Distinti saluti

05 maggio 2008

Silvio “privato corruttore”

Riporto un brano tratto da "Mani Sporche", libro pubblicato da Chiarelettere e scritto da Barbacetto, Gomez e Travaglio, dal titolo "Silvio 'privato corruttore'" (pag.769).

"Anche i giudici d’appello chiamano Berlusconi il “privato corruttore”. Ma diversamente da quel che avevano stabilito i loro colleghi nel rinvio a giudizio, scrivono nero su bianco che Previti, Pacifico e Acampora non concorrono nel reato del giudice Metta, bensì in quello del “privato corruttore”, cioè del Cavaliere:

l’attività degli extranei nella consegna del compenso illecito si sostituisce a una condotta, che, altrimenti, sarebbe giocoforza posta in essere, in via diretta, dal privato interessato […]. La retribuzione del giudice corrotto è fatta nell’interesse e su incarico del corruttore.

In pratica i tre avvocati Fininvest agirono come intermediari di Berlusconi, che li incaricò di pagare Metta e, in seguito alla sentenza comprata, alla fine intascò il primo gruppo editoriale italiano. E, diversamente da lui, non meritano le attenuanti generiche, “non ravvisandosi alcun elemento positivo per attenuare il trattamento sanzionatorio”. E questo per:

l’enorme gravità del reato [e per] la gravità del danno arrecato non solo alla giustizia, ma all’intera comunità, minando i principi posti alla base della convivenza civile secondo i quali la giurisdizione è valore a presidio e tutela di tutti i cittadini con conseguente ulteriore profilo di gravità per l’enorme nocumento cagionato alla controparte nella causa civile e per le ricadute nel sistema editoriale italiano, trattandosi di controversia (la cosiddetta guerra di Segrate) finalizzata al controllo dei mezzi di informazione; [per] la spiccata intensità del dolo; [per] i motivi a delinquere determinati solo dal fine di lucro e, più esattamente, dal fine di raggiungere una ricchezza mai ritenuta sufficiente; [per] i comportamenti processuali tenuti [con continue e spudorate “menzogne”, nda]; [per] il precedente penale specifico [Imi-Sir, nda].

Quanto alle parti civili, i giudici riconoscono alla Presidenza del Consiglio un danno di 129 mila euro:

l’episodio delittuoso si svolse all’interno della cosiddetta “guerra di Segrate”, combattuta per il controllo di noti e influenti mezzi di informazione; e si deve tener conto dei conseguenti interessi in gioco, rilevanti non solo sotto un profilo meramente economico, comunque ingente, ma anche sotto quello prettamente sociale della proprietà e dell’acquisizione di mezzi di informazione di tale diffusione.

La parte civile Cir, cioè De Benedetti, ha diritto al rimborso dei danni morali e patrimoniali, ma da quantificare in separata sede civile: i giudici avrebbero concesso un anticipo in sede penale, cioè una “provvisionale”, ma i legali Cir non ne hanno fatto richiesta. Spetterà dunque ai giudici civili stabilire e liquidare:

tanto il danno emergente quanto il lucro cessante, sotto una molteplicità di profili relativi non solo ai costi effettivi di cessione della Mondadori, ma anche ai riflessi della vicenda sul mercato dei titoli azionari.

Il 13 luglio 2007 la II sezione penale della Cassazione mette il timbro finale al caso Mondadori, confermando in toto la sentenza d’appello-bis. La vicenda – scrivono i giudici – “coinvolgente la Fininvest, fonte della corruzione e pagatrice del pretium sceleris”, cioè del “mercimonio” della sentenza Metta, non può ammettere le attenuanti generiche: per “l’elevata gravità del reato e del relativo danno, l’intensità del dolo, i motivi a delinquere e i comportamenti processuali” caratterizzati da “mendacio”. Quanto alle prove, ce ne sono a bizzeffe: rappresentano un “corredo di emergenze, nomi e collegamenti ben diverso dalla definizione di “schizzo di fango”, usata dai difensori dell’ex giudice Metta. Ora è ufficiale: il Cavaliere possiede da sedici anni una casa editrice grazie a una sentenza comprata. Ma, naturalmente, nessuno gliene chiederà conto.”