...il coraggio di essere liberi

27 marzo 2008

Alitalia: con Berlusconi, si può fare

Nel 2002 il bilancio dell'Alitalia è risultato positivo per 93 milioni di euro. Nel 2003 si è avuta una perdita di 520 milioni di euro, saliti a 844 l'anno successivo. Nel 2005 la perdita è stata contenuta a 168 milioni per poi risalire nel 2006 a 605 milioni di euro e fermarsi nell'ultimo bilancio annuale del 2007 a 364 milioni di euro. Fino ad oggi, quasi tutte le perdite sono state a carico dello stato. Si parla di oltre 15 miliardi di euro, considerando anche i periodi non citati. Alla fine del 2006 il governo Prodi è costretto all'ennesima ricapitalizzazione e decide di vendere il 40% della compagnia al miglior offerente. Si formano una decina di “cordate”, ma tutte alla fine rinunciano, giudicando troppo vincolanti e impraticabili le clausole imposte per il compratore. Nell'estate del 2007 si decide di andare a trattativa privata, e per limitare le spese si prepara un piano che prevede, tra l'altro, il taglio di 150 voli da Malpensa.
A dicembre i pretendenti di Alitalia sono tre: Air France-KLM, Ap Holding (capofila del gruppo Air One) e una nuova compagnia che ha per rappresentante legale Antonio Baldassarre, già amministratore delegato della Rai al tempo dell'ultimo governo Berlusconi. Alla fine dell'anno sia il consiglio di amministrazione dell'Alitalia, sia il governo danno il via alla trattativa in esclusiva con Air France-KLM. Del resto, a questo punto chi potevano scegliere? Air One che ha un fatturato almeno 8 volte più basso di Alitalia e con molti debiti? Il gruppo appena nato di Antonio Baldassare, di cui si sa poco o nulla? La scelta era obbligata. Il governo e Alitalia accettano il
piano Air France- KLM il 16 marzo scorso. Il valore dell'offerta è previsto in 1,7 miliardi di euro di cui di 1 miliardo per ricapitalizzare la compagnia e il resto per pagare le azioni e le obbligazioni. L'offerta deve essere però approvata dai sindacati, dal nuovo governo che si insedierà a Palazzo Chigi dopo il 15 Aprile e dipende tra l'altro dal ritiro della causa della SEA, il gestore dell'aeroporto di Malpensa. La SEA infatti richiede all'Alitalia più di un miliardo di euro per l'annullamento dei 150 voli prima menzionati. Per le regole della Comunità Europea l'Alitalia non può più usufruire di aiuti di stato e quindi: o trova un compratore o fallisce. Anche i sindacati
bocciano il piano perché prevede circa 2000 esuberi. A questo punto, visto che gli errori, pagati dai contribuenti, sono stati commessi sia dai governi di centro destra in larga misura, sia da quelli di centro sinistra, non sarebbe stato ragionevole metterci una pietra sopra e cercare di garantire un posto di lavoro ai dipendenti in uscita dall'Alitalia e per conseguenza da Malpensa? Ed ecco che arriva il cavaliere... dopo aver assistito, senza battere ciglio alle enormi perdite di Alitalia sotto il suo governo, fa credere agli italiani di avere in tasca la soluzione, quando agli occhi di tutti gli osservatori la soluzione non c'è.
Ricordando ancora che nel 2003 si è avuta una perdita di 520 milioni di euro, saliti a 844 l'anno successivo e che nel 2005 la perdita è stata contenuta a 168 milioni per poi risalire a 605 milioni nel 2006. Ricordando che il governo Prodi è entrato in carica a metà del 2006, perché Silvio Berlusconi non ha risanato la compagnia di bandiera quando era al governo? Adesso lui urla: “O si fa Alitalia o si muore!” ma in gioventù ha navigato per mare riuscendo poi a cavalcare, con grande astuzia, le onde televisive. Ora vuole volare, cioè far volare i suoi figli e fare l'assistente di volo a
terra, scusate al governo. Ma i contribuenti e i lavoratori hanno le tasche piene di promesse, aneddoti e barzellette, vogliono certezze. Quelle certezze che lui non può dare.

Tratto da www.giornaledigitale.net