...il coraggio di essere liberi

19 novembre 2006

DI PIETRO, PIU' CHE UN POLITICO SONO FUNZIONARIO DELLO STATO

Roma, 2 nov. (Adnkronos) - 'Il mio impegno e' quello di portare il sentimento profondo del cittadino comune all'interno delle istituzioni', tanto che 'piu' che un politico, io mi sento un public servant, cioe' un funzionario dello Stato' che 'rispetta la democrazia e si impegna perche' la maggioranza cambi opinione. Ma con lealta', perche' e' piu' facile che domani non sorga il sole piuttosto che io sia la causa della caduta del governo di cui faccio parte'. Lo dice il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, che si racconta in una lunga intervista su 'L'Espresso'. Il leader di Italia dei valori spiega che la popolarita' di cui gode 'e' anche un handicap, perche' essere beneamato dall'opinione pubblica genera invidie, gelosie, rancori'. Ma non e' per questo che non gli hanno mai offerto il ministero della Giustizia: 'Ci sono due ragioni. Una nobile, che non condivido ma rispetto, dice che una persona che ha vissuto stagioni importanti da una parte della barricata non e' adatta a gestire un ministero cosi' delicato' e poi quella ignobile che dice: 'attenzione, se ci va Di Pietro poi va a finire che funziona pure la giustizia. Del resto io sono quello che ha fondato un partito per rilanciare la legalita' come fattore di sviluppo e di profitto'. 'Li ho capiti presto i politici di professione. Tu sei popolare, gli sei utile e loro ti fanno parlare, parlare, parlare, e poi ti fregano. Tu gli porti in piazza due milioni e mezzo di persone e il giorno dopo, passata la buriana -spiega Di Pietro- ricominciano come prima. Contro questi qua ci sono solo due strade. Una e' la rivoluzione, la presa della Bastiglia, ma non mi compete, farei un disastro'.
L'ex magistrato di mani pulite sa bene che in un determinato momento della nostra storia avrebbe potuto trascinare il paese. 'Lo so. Nel pieno dell'acclamazione popolare, alla fine del 1994, ho capito che la cosiddetta piazza vedeva in me un leader naturale. Ci ho riflettuto, ma conoscevo soltanto la patologia della politica e non avevo le competenze per affrontare da leader la situazione. Cosi' ho scelto l'altra strada, facendo un movimento e poi un partito. Ma resta il problema delle competenze. Ora -annuncia- sto mettendo su una scuola di formazione politica'. 'Ho portato nelle istituzioni, come assessori o consiglieri o sindaci, gia' 1.800 persone che non conoscono i fondamenti della politica. Ci hanno messo tanto cuore ma ora devono imparare le basi di un bilancio pubblico o di un procedimento elettorale'. Da qui deriva l'idea della scuola, con 'alcuni esperti che saranno coordinati da Leoluca Orlando in una bella sede permanente in Umbria'. Nessuna relazione con le fuoriuscite da Italia dei Valori: 'Niente affatto. Voi dell'informazione godete se uno come Sergio De Gregorio se ne va, ma non vi mettete mai a contare quelli che entrano. Io sto in attivo' assicura. Quanto all'addio del presidente della commissione Difesa del Senato, 'non e' poi cosi' grave. Purtroppo ci sono persone che fanno dell'arrivismo un punto d'arrivo. Io in genere mi fido del mio istinto e questa volta ho sbagliato. Pero' fino alla sera prima De Gregorio mi ripeteva: 'Ti do la mia vita'. Sono stato un seminarista e ho letto il Vangelo. C'era qualcuno, molto potente, un Padreterno, e il dodicesimo lo ha tradito. Figuriamoci a me, che sono un povero Cristo, piccolo piccolo, se non mi tocca la mia buona dose di tradimento'In seminario per studiare, perche, allora, non c'era altro modo allora per uno che non aveva i mezzi'. 'L'idea che ci sia un Dio e' una cosa buona che non mi toglie nulla e mi da' tranquillita'. Come tutti i cattolici, pecco e poi mi pento. Non la prenda alla lettera: e' soltanto una battuta per dire che non sono bigotto', dice Di Pietro. 'Ho sempre e solo lavorato e studiato. In tutta la mia vita -continua Di Pietro- non sono mai stato in una discoteca. Non so neanche come sono fatte. Ho superato tutti gli esami della facolta' di Giurisprudenza in tre anni e mezzo. Ero impiegato di giorno e studiavo la notte'. 'Dopo la laurea ho avuto l'intuizione di fare tutti i concorsi nello stesso periodo. Preparando bene quello da magistrato, ho vinto anche quelli per la polizia e per il ministero della Difesa', ricorda. 'Sono nato in una famiglia di contadini e ho cercato di prendere tutti i treni che passavano. Vorrei mandare questo messaggio ai giovani di oggi. Non e' vero che per riuscire ci vogliono le raccomandazioni. Ci vuole la fortuna che passi un treno, ma anche il coraggio di saltarci sopra'. Un peso importante nella sua formazione deriva anche dalla famiglia che, dice oggi Di Pietro, 'mi ha spinto verso la liberta''. Di Pietro parla anche del 'dolore piu' grande', la morte della gemella Angelina a quattro anni. 'Da quel giorno vivo il tempo come una rincorsa. Mentre faccio qualcosa penso gia' a che cosa posso fare subito dopo. Ho bisogno di tenere sempre la testa occupata. Devo fare, fare, fare', dice. Il leader di Italia dei Valori poi scherza anche sul fatto che a volte incappa in strafalcioni grammaticali. 'Sono fatto cosi' e mi piaccio. Parlo come mangio e la gente mi apprezza per questo. Nessuno potra' mai dire che non si capisce quello che dico, ma al massimo che non lo condivide. Quando vedo i miei sosia nei cabaret televisivi che storpiano le parole, mi ci diverto parecchio. Se fossi costretto riuscirei pure a parlare in politichese, ma -ammette- non sarei piu' io'.

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