...il coraggio di essere liberi

22 gennaio 2008

Mastella

Gli italiani, alle prese con i più reali problemi quotidiani della propria vita, assistono, disgustati ed intrattenuti allo stesso tempo, al progressivo degrado del livello di capacità e azione del ceto politico alle redini del paese, rumoroso e colorato sfondo ormai da tempo in testa ai reality show preferiti dal popolo di tutte le fasce sociali.

Il Mastella show, in particolare, non ci è proprio nuovo, ma il suo conduttore merita la nostra stima per la capacità di mantenere l’attenzione su di sé, nonostante la ripetitività e prevedibilità del canovaccio, che abilmente induce sempre tutti a dimenticare l’esiguità dei consensi su cui effettivamente poggia.

Nessuno può non simpatizzare umanamente con un uomo che vede la propria moglie sottoposta a misure restrittive della libertà personale; nessuno che abbia visto Elio, uno dei figli di Clemente Mastella, può pensarne meno che bene per com’egli ha affrontato a viso aperto e parole chiare certo giornalismo necrofilo; nessuno può non notare la singolarità della focalizzazione dell’inchiesta giurisdizionale di S. Maria Capua Vetere sul partito Udeur e su suoi aderenti e referenti, quando tutti sanno che le prassi incriminate e messe platealmente in piazza sono tristemente comuni e trasversalmente praticate dalla politica locale e nazionale.

Così “big” Clemente si presenta, ancora ministro della Giustizia in carica, in Parlamento e sostituisce alla relazione annuale sullo stato della giurisdizione le dimissioni in diretta ed un’invettiva senza precedenti contro la magistratura, che fa venire i complessi pure a Berlusconi (che spesso ha avuto motivo di pentirsi della propria delicatezza).

Il senatore Mastella incassa solidarietà a piene mani, umana da tutti, politica da troppi, applausi a scena aperta da una Camera che potrebbe aver fatto lo stesso l’altro ieri, e non 15 anni fa, per Benedetto Craxi detto Bettino; il Presidente del Consiglio lo loda, fa proprio tutto quello che può di ciò che il Mastella ha detto e fatto, tace pericolosamente sull’indicibile che pure è stato detto, sorride ammiccante (né gli riesce altrimenti) richiamando il figliol prodigo all’ovile.

Ma nulla è sufficiente; l’abbraccio che Casini ha offerto a Mastella all’uscita dall’aula dopo il discorso di fuoco è bastato a far scoccare di nuovo la scintilla dell’antica passione: il grande centro. Penso che se tentassimo di parlare di centro ad uno straniero, un nordamericano ad esempio, quello probabilmente penserebbe alle freccette, o a qualche altro gioco di compagnia. Per Clemente Mastella la ricerca di quell’ineffabile ed eterea sostanza sempre sfuggita agli alchimisti e nota solo come “centro” è invece una ragione di vita. Solo un cinico comunista infido potrebbe pensare che il medesimo lungimirante Mastella abbia visto infine spostarsi il delicato ago della propria convenienza, e quindi proceduto alla chiusura dello sportello in zona centrosinistra per recarsi all’incasso nell’altro quartiere.

Penso sia opportuno simpatizzare con tutta la famiglia Mastella, ed auspicare che le future consultazioni elettorali consentano finalmente agli elettori di cancellare dall’orizzonte politico almeno il partito-famiglia Udeur, grottesca punta di diamante della clamorosa autoreferenzialità ed inettitudine della politica di cui gli italiani sono esasperatamente stanchi, ed altrettanto incapaci di liberarsi.

Andrea Guazzi

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