...il coraggio di essere liberi

22 giugno 2006

Riforma “DEVOLUTION” per cambiare la Costituzione italiana.

Noi,i sostenitori del NO. Perché?

Il Comitato Saronnese “Viva l’Italia” martedì 20 giugno ha indetto un incontro con i cittadini per far capire e spiegare a cosa si andrebbe incontro votando a favore di tale riforma. Troppa la disattenzione e troppo poca la conoscenza del popolo italiano di fronte ad un momento storico di tale importanza.

A presiedere l’incontro è il Professore Valerio Onida, insegnante onorario di Diritto Costituzionale presso l’università Statale di Milano, 9 anni giudice costituzionale e presidente della Corte Costituzionale negli ultimi 6/7 mesi.

Il Prof.Onida da inizio alla sua “lezione” introducendo quegli argomenti che possono essere portati come “convincenti” per coloro che sostengono la riforma. Essi partono dall’idea sbagliata che la Costituzione debba essere modificata nella parte che riguarda l’ordinamento di stato dei poteri. Ma da dove nasce questa idea, questo “mito della grande Riforma”?! Contestano il fatto che la Costituzione sia stata creata nel dopoguerra dai tre partiti più importanti dell’epoca (partito Comunista, partito Socialista e Democrazia Cristiana) che oggi non esistono più o sono profondamente cambiati. Viene così a mancare, secondo loro, quel senso di “modernità”. Ciò è sbagliato storicamente!! Quei partiti, appena fondati o relegati ad anni di esilio, non si sono ispirati ad un bagaglio loro specifico, ma hanno guardato ai grandi principi del costituzionalismo liberal-democratico: “la Costituzione si fonda su un sistema saldo di principi morali tuttora valido!”. A tali principi si è dato vita guardando lontano, essi durano nel tempo e non vanno assolutamente giudicati come passati o “vecchi”. La fase costituente è scaturita da svolte di eventi epocali nel mondo, non dalla vicenda di un unico Stato. Parla un linguaggio universale! Questa è la nostra Costituzione, ciò che sentono i cittadini! E non quell’idea di mito diventata slogan della classe politica!

Addentriamoci ora in quelli che sono i cambiamenti che verranno attuati con la Riforma. Essa non propone singole modifiche, bensì un progetto che riscrive 50 articoli della Costituzione e tocca tutti gli aspetti dell’ordinamento dei poteri che questa descrive.

Viene lasciata intatta la prima parte e quella che riguarda i principi fondamentali; sorte diversa ha la seconda parte, che viene modificata del tutto nei suoi sei titoli (Parlamento, Presidente della Repubblica, Governo, Magistratura, rapporto Regioni-enti locali, Corte Costituzionale). Più precisamente possiamo individuare quattro capitoli:

1. DEVOLUTION. Passaggio di poteri dal centro alla periferia, viene quindi ampliato il potere delle Regioni. Ma il passaggio di quali poteri? E in che modo avviene tale passaggio? Fino al 2001 le Regioni potevano legiferare solo su un numero limitato di materie elencate nella Costituzione e le competenze generali spettavano allo Stato. Dopo il 2001, con l’approvazione della riforma per l’autonomia delle Regioni, la Costituzione prevede un elenco di materie in cui il potere di istituire nuove leggi è prerogativa dello Stato, e un elenco, denominato “Concorrente” dove Stato e Regioni collaborano insieme. Al di fuori di questi due elenchi le competenze spettano alle Regioni.

Quale novità introdurrebbe la Devolution? L’ESCLUSIVITA’ delle regioni nelle materie concorrenti quali organizzazione sanitaria, organizzazione scolastica e polizia amministrativa. Questo porterebbe lo Stato a perdere poteri nei confronti delle Regioni. Tale modifica implicherebbe aspetti negativi riguardanti i diritti fondamentali dei cittadini (es. possibilità di curarsi su tutto il territorio) e, inoltre, verrebbe a mancare una linea comune di intenti. I sostenitori del Sì negano questa ipotesi: lo Stato conserverebbe comunque le sue competenze…come potete vedere, siamo di fronte o a una contraddizione, quindi una sorta di “Riforma apparente” (non possono esistere competenze esclusive!), o a un intento implicito: regionalizzare completamente escludendo lo Stato.

Questa è L’UNICA legge a favore dell’autonomia regionale; i restanti cambiamenti la riducono! Guardiamo, ad esempio, alla clausola che consente alle Regioni ordinarie, in grado di esercitare ulteriori poteri, di negoziare con lo Stato per acquisirne di ulteriori:la Riforma eliminerà tale clausola, e questo non andrà certo a favore di uno sviluppo e di una indipendenza! E ancora, la devolution inserirebbe un altro punto per cui lo Stato limiterà l’incremento della pressione fiscale complessiva delle Regioni e dei Comuni.

2. BICAMERALISMO PERFETTO. Abbiamo due Camere aventi gli stessi poteri. La Riforma fa venir meno questo sistema in quanto lo considera un caso unico (il che è assolutamente falso, basti pensare agli Stati Uniti) e sostiene che allunghi i tempi della legislazione. Gli si potrebbe dare ragione, se non fosse che ci devono essere più organi di confronto affinché ci sia ponderatezza!

Camera e Senato hanno le stesse autorità ma devono concordare su un unico testo. Anche in questo caso vengono attuati cambiamenti che portano da uno a tre procedimenti legislativi:

a. la Camera delibera, il Senato può proporre cambiamenti, la Camera delibera definitivamente. La Camera ha quindi dominanza.

b. il Senato delibera, la Camera può proporre cambiamenti, il Senato delibera definitivamente. Dominanza del Senato.

c. entrambe deliberano a parità di poteri sullo stesso soggetto.

C’è però un particolare non irrilevante da aggiungere: se il Governo ritiene che una proposta del Senato sia contraria al proprio programma, sposta la competenza alla Camera.

Il criterio sul quale si basano questi procedimenti sta nella distribuzione delle materie negli stessi…sorge spontanea una domanda: come decidere a che materia appartiene una legge? Ci sono leggi che riguardano più materie e che verrebbero quindi spezzate in tre tronconi!

3. PREMIERATO. Rafforzamento del premierato. Nel nostro sistema il premier è il dirigente del Governo ed è espressione della maggioranza parlamentare, esiste quindi un rapporto di fiducia Governo/Parlamento. Se viene a mancare questo rapporto, il Governo cade e viene sostituito. Con la Riforma si avrebbe la figura di “Primo Ministro”, eletto direttamente dal popolo senza la maggioranza parlamentare. Il Parlamento non rappresenterà più la maggioranza del popolo! Il Primo Ministro “determinerà la politica del governo, i ministri saranno nominati e revocati da lui stesso senza un controllo esterno”. Acquisterà così nei confronti del Parlamento un alto potere di pressione e potrà mettere la Camera di fronte ad una secca alternativa: approvare le sue proposte o essere sciolta. Verrà così a crearsi una figura di capo assoluto!

4. ORGANI DI GARANZIA. Magistratura e Corte Costituzionale. Per quanto riguarda la Magistratura, la Riforma prevede che il Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura non possa più eleggere il vicepresidente in quanto verrà eletto dal di fuori.

I cambiamenti più importanti andranno ad incidere sulla Corte Costituzionale in due modi. In primo luogo, la nomina dei giudici della Corte di Cassazione avverrà con modalità differenti, vale a dire 7 nominati dal Parlamento, 4 dal Presidente del Consiglio e 4 dalle Alte Magistrature venendo così a sostituire il sistema 5-5-5 in vigore oggi.

In secondo luogo, tutti i Comuni potrebbero ricorrere direttamente alla Corte Costituzionale con il rischio che questa venga subissata da contenziosi tra Stato/Regioni e Comuni/Regioni.

La Costituzione è un tessuto collettivo, in quanto è stata voluta da tanti nel ’46, ’47, ’48, e un tessuto connettivo, ovvero ci deve tenere insieme e deve essere tenuto insieme per il nostro futuro

Francesca & Matteo

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